In tutti le forme artistiche, vi sono opere immortali considerati dei capolavori, che nel tempo non perdono il loro interesse ma anzi diventano una forma di ispirazione per le generazioni future. Anche nel panorama Manga vi sono delle pietre miliari, questo è il caso di Devilman, opera realizzata dal Maestro Go Nagai nel 1972.
I demoni si sono risvegliati e vogliono riprendersi la terra eliminando la razza umana. Ryo Asuka figlio di un famoso archeologo, convince il suo amico Akira Fudo, dopo avergli mostrato il mondo dei demoni facendogli indossare un manufatto dalle sembianze del diavolo scoperto dal padre durante una ricerca, a fondersi con uno di loro, il più potente e temibile di tutti: Amon. Nasce così Devilman un demone con il cuore di un umano, che dovrà lottare per la difesa della razza umana e della sua amata Miki.
La storia prosegue con colpi di scena e un continuo crescente di pathos e mistero, fino al sorprendente e apocalittico finale. Un’opera con un forte impatto emotivo, in cui tutto viene sempre messo in discussione, dove i cosiddetti “cattivi” hanno delle ragioni molto più umane dei “buoni”, i quali per l’istinto di sopravvivenza perdono la loro umanità.
Gli eventi che assumono connotati sempre più cruenti, sono più a livello psicologico che d’impatto visivo. Questo mai senza cadere nello splatter o nella violenza gratuita.
Sono del parere che Go Nagai, padre delle saghe robotiche, con Devilman abbia realizzato il suo miglio capolavoro letterario, perché l’opera non termina con la fine della lettura degli albi ma continua a far riflettere il lettore ponendosi nuovi interrogativi, oltre al piacere di riprendere nuovamente in mano il manga e rileggerlo come fosse la prima volta.