Dylan Dog non è il semplice fumetto horror, è una lettura in cui gli autori devono cercare di sorprendere il lettore, se poi la sorpresa non si limita a un paio di colpi di scena ma diventa una serie senza soluzione di continuità di svolte che lasciano di stucco l’appassionato, facendogli esclamare “ma dai?”, allora l’albo ha compiuto la sua funzione di stupire.
E’ il caso di questo numero “La Misura del Mondo” con sceneggiatura e disegni di Ambrosini Carlo, in cui la finzione regge ben salda, lasciando nell’incredulità in chi legge, rappresentando un tassello fondamentale nel percorso narrativo dell’indagatore dell’incubo.
La vicenda parte dalla denuncia di scomparsa del bambino Donald, dall’orfanotrofio, il quale soffre di nanismo. In tanto alla centrale della polizia, un uomo, Slim Cornewell, anche esso colpito da nanismo, denuncia la comparsa della moglie Olivia.
Dylan Dog viene contattato dalla psicologa, assistente sociale Lu Benne, la donna che accudiva il bambino Donald e ritiene di avere un rapporto simbiotico – telepatico con il fanciullo, tanto da dedurre di sapere dove sia… su un’isola volante.
Una storia che parte dagli Anni 50 e che si intreccia con il Romanzo “I Viaggi di Gulliver” dello scrittore Jonathan Swift…
Una narrazione avvincente, soprattutto molto più accattivante e narrativamente più lineare nella lettura, rispetto agli ultimi numeri. Le vicende si svolgono su due piani paralleli che s’incontrano in un finale che lascia perplessi e dubbiosi. Un thriller ben congeniato, la cui base è il Romanzo di Gulliver, tanto che si ha la sensazione, ad un certo punto del fumetto, di perdere la percezione tra realtà e finzione, la cui sceneggiatura fa leva su punti che il lettore conosce.
In tutto questo, non so se voluto o no, sembra che l’autore voglia far passare il messaggio di una società, in cui chi non risulta uguale agli altri, si sente fuori contesto e cerca una propria realtà.