Stamattina, Mercoledì 5 Ottobre 2016, sul quotidiano torinese “La Stampa”, è presente un articolo molto interessante, sul panorama sociale dei reclusi in Giappone.
Persone tra i 15 e i 39 anni che vivono rinchiusi in casa, senza aver contatti con il mondo esterno, la cui vita è intrappolata tra internet, manga e animazione. Secondo un censimento, sono circa 541 mila individui che per almeno sei mesi non sono usciti di casa, vivendo della pensione dei genitori. Dai dati emerge che il 34% ha vissuto in isolamento forzato per sette anni e il 29% si è auto confinato tra i tre e cinque anni.
Le stime comunque, afferma sempre la giornalista, sono approssimative, perché non sono stati presi in causa tutti gli individui oltre i 40 anni, considerati quelli della prima generazione.
Sono chiamati “Hikikomori”, termine, ideato dallo psicologo Tamaki Saito che definisce: coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, cercando livelli di estremo isolamento.
L’articolo prosegue, cercando di analizzare quale sia il motivo che spinge così tanti giovani ad uscire dalla vita sociale; i problemi vengono ricercati alla rigidità della struttura Giapponese, anche ad un rifiuto alla modernità di un mondo eccessivamente competitivo.
Un fenomeno sempre più crescente, tanto che i media hanno affrontato spesso questo tema. Patologia esistente non solamente in Giappone, tanto che ha anche ispirato film e documentari.
Per saperne di più, consiglio di visitare il sito: www.hikikomoriitalia.it/