“Studiare in jeans, c’est plus facile, studiare Dante con il compact disc….”. Chi è che non si ricorda di questo ritornello della sigla di uno dei telefilm made Italy più amati di tutti i tempi?
Si sono “I Ragazzi della 3 C”, una produzione nostrana andata in onda tra il 1987 e 1989 su Italia 1 in prima serata che riscosse un notevole successo, dovuto ad una storia semplice ma brillante, piena di trovate divertenti con personaggi che caratterizzavano i ragazzi degli anni 80, uno diverso d’altro con peculiarità ben precise.
L’ambientazione era la scuola il liceo “Giacomo Leopardi “ di Roma sezione F, dove gli studenti erano impegnati nello studio (poco) ma soprattutto coinvolti in tanti avvenimenti tra l’assurdo e il goliardico, vivendo situazioni che hanno appassionato milioni di Italiani.
La combricola era composta da giovani che attraverso la fiction, hanno riportato la vita spensierata degli anni 80, anni opulenti dove forse si è vissuto sopra le proprie possibilità. Tutti i protagonisti erano in possesso di quei status simbol dell’epoca, dagli abiti al compact disc, dagli snack e bevande al modo dell’elettronica…
La scuola rappresentava un qualcosa in più durante la giornata, quindi troviamo Bruno Sacchi alle prese con il professore d’Italiano che gli affibbia sempre un bel “3”, il duo casinaro Enrico “Chicco” Lazzaretti e Massimo Conti sempre a combinare qualcosa, coinvolgendo soprattutto Sacchi. Come dimenticare la bella, bionda e un po’ snob Sharon Zampetti figlia dell’industriale nel ramo degli insaccati Zampetti o la dark Benedetta Valentini, i due innamorati cronici Daniele Rutelli, con la testa sempre tra le nuvole e Rossella Schnell e poi le due “secchione “ Tisini e Elias, sempre prese di mira per battute e scherzi da Chicco. Poi tanti altri personaggi secondari che hanno reso unico questa fiction.
Spensierata proprio come gli Anni 80, un boom economico che presentava troppe crepe che non si sono volute vedere a cominciare dall’Istruzione, dove, forse non voluta, la figura dell’insegnate passa in secondo piano, con un programma obsoleto ma con un futuro fatto da sessantottini….
Un’opera televisiva ben congeniata, una sceneggiatura che si distaccava completamente dalle opere provenienti dall’America, fin troppo melense in cui tutto si risolveva con la forza e l’unione della famiglia, troppo finto e costruito a tavolino. Nei “Ragazzi della 3 C”, pur essendo un programma di intrattenimento, si respirava un’ aria spontanea di quello che in un certo senso si viveva tutti i giorni e in almeno in uno dei protagonisti non era possibile non riconoscersi.
La bellezza di quegli Anni, rendendoli cult, passarono anche da telefilm come “I Ragazzi della 3 C”.