Questa volta recensiamo, sotto invito di molte e-mail di voi lettori, un manga uscito qualche tempo fa: Rinne, dell’autrice Rumiko Takahashi.
La studentessa Sakura Mamiya ha il dono di poter vedere i fantasmi. Nella sua stessa classe, è arrivato un compagno dai capelli rossi di nome Rinne Rokudo, il quale è una sorta di shinigami che ha il compito di trasportare le anime dei morti, rimaste legate al mondo dei vivi, a causa di qualche rimpianto terreno, alla ruota della reincarnazione.
Da questo spunto iniziano le avventure dei due ragazzi, che si troveranno a vivere avvenimenti particolari, combattimenti e vicende tra il divertente e il drammatico.
Personalmente, già all’epoca dell’uscita del primo numero di Rinne, nutrivo alcuni dubbi sul valore della storia, adesso che ho avuto la possibilità di leggerlo, ritengo che i miei dubbi erano fondati.
Io che ho apprezzato la Takahashi per le opere di grande valore come il divertentissimo “Lamù”, il sentimentale “Maison Ikkoku” e “Il Bosco delle Sirene”, vedere un manga piuttosto scialbo, mi ha dato l’impressione, che la “principessa dei Manga”, abbia perso la sua verve di originalità. Rinne mi sembra un mix mal riuscito tra “Ranma 1/2” e “Inuyasha”, in cui per catturare l’attenzione del lettore, si inseriscono sempre nuovi personaggi. La trama la trovo senza mordente, priva di interessi, per dirla in breve noiosa. Il contesto dei due ragazzi che all’inizio non son affiatati tra loro, con la parte maschile sempre molto fredda e presuntuosa, per poi pian piano sfociare in un interesse reciproco, mi sembra fin troppo abusata.
Questo è il caso di dire: “non tutte le ciambelle vengono con il buco!”
Si ringrazia