L’originalità, con cui ho potuto intervistare la scrittrice Tamara Deroma, non solo per il suo abbigliamento Dark- Vittoriano,mi ha immerso immediatamente nella sua saga Ghotic-Horror “I 7 Demoni Reggenti”. Romanzi che hanno saputo conquistare lettori di tutte l’età, per una trama avvincente raccontati sapientemente che la rendono la regina del Ghotic.
Ciao Tamara e grazie per questa possibilità di poterti incontrare.
Tamara parlaci da dove nasce la passione per la scrittura.
Dal mio bisogno di fantasticare, essenzialmente. Creare trame mi è sempre riuscito piuttosto naturale e metterle su carta rendeva possibile perfezionarle. I personaggi mi tenevano compagnia. Appartenevano solo a me, vivevano nel mio mondo e ci restavano, visto che non facevo leggere nulla di mio, in giro.
Da bambina, scrivevo dove capitava. Poesie, pensieri, racconti. Ai romanzi mi sono approcciata durante l’adolescenza e il mio primo tentativo di fantasy dai toni classici me lo ricordo ancora con tenerezza.
La saga ” I 7 Demoni Reggenti”, iniziata nel 2009, è giunto al suo quinto capitolo e stai scrivendo il sesto. Avresti mai pensato tutto questo successo?
No, anche perché ho iniziato a lavorare al primo romanzo della saga senza nessuna pretesa di “arrivare”. Scrivevo per me, perché mi faceva sentire completa. Di tempo libero ne avevo poco, tra turni massacranti di lavoro e impegni vari, quindi I 7 Demoni Reggenti ha avuto una genesi lunga e travagliata. Quando è uscito, l’ho presentato a Torino Comics e da lì è stato un susseguirsi di appuntamenti in fiere e librerie. Ma l’entusiasmo, ce l’hai all’inizio. Per continuare hai bisogno di riscontro e io sono stata fortunata. Il pubblico ha accolto con entusiasmo il romanzo e mi ha seguito con i successivi. I lettori sono la mia benzina, lo dico sempre e non esagero. Non fosse per loro, questo progetto non sarebbe arrivato fin qui. Leggere i commenti, le recensioni, o le emozioni sul viso di chi ha sognato sulle pagine dei miei libri mi ripaga di ogni sacrificio, di ogni sconfitta perché, signori, ci sono anche quelle da mettere in conto. Le martellate sui denti sono inevitabili, ma servono. Ti fanno crescere, ti permettono di evolvere e migliorarti.
Il tuo è un genere non proprio di massa, Horror-Gothic-Fantasy, pensi che possa essere stato un elemento che abbia stuzzicato l’attenzione dei lettori?
In realtà, proprio perché non è un genere di massa, per molti lettori è un deterrente. Quando parli di horror, nel mio caso specifico di demoni, c’è chi ancora chi si fa il segno della croce, quasi si dannasse l’anima a leggere roba simile. È assurdo, me ne rendo conto, ma tant’è. Scrivi horror, oddio! Perché? Che ti è successo di tanto grave? Davvero ti piace il fantasy? Be’, ma non è roba per ragazzini?
Preconcetti. Stupidaggini che si superano con un po’ di curiosità, come è successo ad alcuni lettori non di genere che, negli anni, mi hanno scritto per dirmi che i Sette Peccati Capitali li avevano conquistati. Ammetto che l’editoria italiana ce la mette tutta per screditare la narrativa fantastica in ogni sua declinazione. Molti addetti ai lavori non ti prendono sul serio, se fai questo tipo di letteratura. Il talento lo devi dimostrare in qualcosa di più alto e/o commerciale. Poi, per carità, non voglio generalizzare. Ci sono casi che dimostrano il contrario.
Ecco, riprendo la domanda: mi hai chiesto quali sono gli elementi che stuzzicano l’attenzione dei lettori. Direi una trama originale, accattivante e personaggi ben caratterizzati. Poi c’è la penna dell’autore, l’insieme dei suoi tratti distintivi che potrei semplificare con la parola stile. Se le idee sono buone, ma la penna è carente, il lettore chiude il libro. Se le idee o i personaggi sono banali, il lettore chiude il libro. Forse ancora prima.
Se ci è permesso, quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Tantissime. I libri, prima di tutto. Autori come Stephen King, Anne Rice, Terry Brooks mi hanno dato l’input giusto. Vampires di John Steakley, in particolare, mi ha aperto un mondo. Poi c’è la musica, la mia musa ispiratrice. Him, Within Temptation, Muse, Evanescence, Nightwish, Apocalyptica sono la colonna sonora dei miei lavori. Film del calibro di The Crow, Constantine, The Others, ma anche i fumetti, gli anime, i giochi di ruolo. Devo continuare?
Cosa rappresenta per te la cultura Gothic, negli eventi ti vediamo con abiti spettacolari in stile Gothic-Vittoriani. È una cultura che trasporti anche nella vita quotidiana?
Mi piacciono entrambi i generi, anche se mi rispecchio soprattutto nel gotico. Mi vesto così anche nel quotidiano, ma sono anche quella del jeans e maglietta. Il dark-gothic mi esprime a tutto tondo. Ammetto che il nero occupa la quasi totalità del mio armadio. È il mio colore preferito e lo trovo adatto a ogni situazione. Adatto alla mia anima.
Hai scritto anche “La Regina della notte di Natale”. Ci puoi parlare di questa nuova esperienza?
È un vecchio racconto che ho ripreso parola per parola. Tratta della solitudine, della depressione che può attaccare fino a distruggerti e dell’incomunicabilità che la alimenta. I fragili possono ammalarsi fino a morirne e Clarissa, la protagonista del racconto, ne è un esempio. Trova una scappatoia nel suo subconscio. Fugge dalla realtà durante il sonno e ne crea una fittizia in cui sentirsi amata. La chiave horror/gotica è presente come sono presenti i vampiri alla vecchia maniera. Non vi dico di più per non spoilerare.
Una domanda piuttosto tecnica. In una società sempre più social e connessa, che sensazione si prova ancora ad aprire un libro, tenendolo tra le mani e sentire il profumo della carta.
La società sarà pure social e connessa, ma mai come in questi ultimi anni è chiusa in se stessa, sola e disperata. L’insoddisfazione vola alle stelle e preferiamo costruire un profilo interessante sui social, infarcirlo di foto ritoccate, di contenuti rubati qua e là. Così facendo, inneschiamo una catena di gelosia verso chi ostenta una vita finta migliore della nostra. Ci disperiamo e reagiamo isolandoci ancora di più e buttando in rete frustrazioni ed esagerazioni. L’eccessivo uso dei social genera depressione, è sulla bocca di tutti, anche se che il problema è tuttora sottovalutato. Isolarsi dietro una tastiera e rincorrere qualcosa che non esiste per non affrontare la realtà o per fuggire dallo stress porta automaticamente ad allontanarsi dagli affetti. Io limito molto il mio accesso ai social per questioni lavorative e perché mi accorgo che il tempo online evapora. L’uso dà assuefazione, non c’è nulla da fare.
Sto attaccata al PC per lavoro e, durante la giornata, mi ritaglio del tempo per leggere. Per svago, per studio, perché in questo settore non si finisce mai di imparare (per fortuna!). Leggere su carta è una sensazione unica. Un libro cartaceo non è solo un oggetto, è lo strumento fisico con cui viaggiare e immergerti in un’altra vita. Stabilisce un contatto con i personaggi al suo interno, con chi argomenta il saggio. È un po’ come una bacchetta magica. Sono di parte, lo so. Compro libri a tutto andare e mi dispiace che La Regina della Notte di Natale sia solo digitale, ma è un racconto ed è giusto così. Leggo su e-reader solo se costretta, ma il digitale è una realtà, è l’attualità, è il pane delle nuove generazioni e per molti è una soluzione. Sarebbe sciocco snobbarlo o rinnegarlo.
Nei tuoi personaggi, quanto c’è della tua persona.
Non vorreste saperlo! Scherzi a parte, c’è qualcosa di mio nei Demoni Reggenti, ma non ho creato un personaggio a mia immagine e somiglianza. Ci sono mie sfumature in Shell, in Rayiin, qualcosa in Ajhyieenna e perfino in Aìnt, ma ogni protagonista è un’entità a sé, vive di vita propria e ormai lo conosco così bene che so come si comporterebbe in una data situazione. Lo stesso è per i lettori ed è questo il bello. Li sentono così veri da amarli, odiarli, soffrire e gioire con loro. C’è chi si immedesima in un personaggio, chi li accompagna nelle loro avventure. Caratterizzare il cast è fondamentale, per questo ci spendo molto tempo.
Mi fai un saluto horror per i nostri lettori……
Un morso alla giugulare a tutti voi, demonietti e angioletti! See ya!