Lo sport del calcio è tra le opere maggiormente sviluppate nel panorama manga; arriva adesso in Italia “Bluelock” di Muneyuki Kaneshiro, pubblicato dalla Planet Manga,in cui gli scontri calcistici saranno visti sotto una nuova forma narrativa.
L’attaccante della squadra dell’Istituto scolastico Ichinan, Yoichi Isagi, viene convocato, insieme ad altri 299 ragazzi, tutti under 18 e anche loro giocatori di calcio nel ruolo di centravanti, in un progetto che ha lo scopo di creare il bomber rivoluzionario, il più forte di tutti i tempi che avrà il compito di portare il Giappone a vincere il Campionato del Mondo.
Il progetto ideato dalla Federazione calcistica Giapponese, vede a capo Jinpachi Ego, il quale conduce tutti i reclutati in una struttura denominata “Blue Lock”: la prigione blu, in cui sosteranno particolari allenamenti e sfide, in una lotta di sopravvivenza, da cui solo uno uscirà come l’attaccante più forte del mondo….
Un’opera che distrugge immediatamente l’idea di gruppo, di coesione, di concetto di squadra, si vince e si perde in undici. Un’ manga che trovo assurdo, scarno, privo di valori che elimina quel fattore di adrenalina e di emozioni nel seguire una squadra di calcio.
Qui vige l’egoismo, l’individualismo, come se non bastasse già la società in cui viviamo, immettere sul mercato un albo del genere, non fa che rafforzare questo stile di vita odierno, distruggendo così quei pochi valori morali e umani che persistono nello sport.
Il calcio negli ultimi anni è diventato solo più business, in cui non esistono più giocatori bandiere o atleti che provano un senso di appartenenza, persiste solo il dio denaro con giocatori mercenari al soldo di presidenti di dubbia moralità. Nel panorama fumettistico, si cercava di ricreare, attraverso la fantasia, quel aspetto romantico che piace chi ama il calcio. Bluelock fa il contrario, risulta di cattivo gusto, non ha niente che spartire con capolavori quali “Arrivano i Superboys” o “Capitan Tsubasa”, ricchi di pathos, coinvolgenti, con valori sportivi ma soprattutto se l’attaccante segnava era perché dietro a lui, vi erano compagni che giocavano per metterlo in condizione di andare a rete.
Un titolo che risulta essere peggio dell’ultima eliminazione del Giappone dai Mondiali, in quanto l’autore ha voluto mixare il genere sportivo con quello survival alla Battle Royal (senza morti…. almeno così nel primo albo), ottenendo però un pessimo risultato.
Si Ringrazia: