©Tatsunoko Productions
Sulla mia moto corro presto… lo troverò quel maledetto…
Judo Boy è un vero e proprio pilastro dell’animazione nipponica. La serie risale al lontano 1969 ed è una delle prime opere della Tatsunoko. L’animazione, rivista oggi, risente grandemente degli effetti del tempo, ma è ancora capace di suscitare forti emozioni, in chi, come il sottoscritto, ha guardato ed apprezzato la serie quando era bambino.
LA STORIA
La storia ci parla di onore e vendetta e ci presenta l’immagine di Sanshiro Kurenai, figlio di un noto ed importante maestro di judo che viene assassinato da un uomo misterioso. L’unico indizio per poterlo trovare è una caratteristica dell’assassino: avere un occhio solo.
Da quel momento in avanti Sanshiro, un maestro di arti marziali (e non solo di judo, come erroneamente ci fa presumere il titolo e l’adattamento italiano) a bordo della sua moto ed in compagnia di due buffi compagni: un ragazzino ed uno strano cane con il cappello, vagherà alla ricerca dell’assassino di suo padre, per potersi vendicare.
Inutile dire che, durante la serie animata, si scontrerà con un numero davvero impressionante di nemici (persino una tigre) che hanno in comune la caratteristica di avere soltanto un occhio. Nel tentativo di trovare il proprio padre Sanshiro sarà coinvolto in numerose vicende e riuscirà a migliorare la vita ad un gran numero di persone.
Purtroppo però riuscirà a trovare il suo bersaglio solo nell’ultimo episodio e qui ci sarà il vero e proprio scontro finale…
COMMENTO
Judo Boy è stata la prima serie animata che ha parlato esplicitamente di arti marziali giapponesi. Conosco molte persone che, proprio grazie a quella serie, hanno raggiunto importanti traguardi professionali nel judo, anche a livello nazionale.
Non si può non rimanere affascinati dalle evoluziondi di Sanshiro, in particolar modo per il fatto che sono eseguite a fin di bene e nel tentativo di salvare gli altri.
Nel rivedere la serie al giorno d’oggi (al di là di un disegno non certo all’altezza con le nuove serie di animazione) si coglie anche una certa ripetitività della storia che segue sempre lo stesso schema:
1. Sanshiro cerca l’uomo con un occhio solo
2. trova un’informazione in merito
3. investiga e scopre che la persona in questione è implicata in loschi traffici
4. interviene e sconfigge il cattivo
5. scopre che non è la persona che sta cercando.
Ovviamente alcuni episodi fanno eccezione a questo schema, ma comunque l’intera serie si muove all’incirca lungo questi cinque punti. La ripetitività degli episodi (pensiamo ad esempio alle serie robotiche di mazinger o Goldrake) era una caratteristica dell’animazione di quel periodo, nella quale i bambini ed i ragazzi trovavano anche una certa sicurezza. Riviste al giorno d’oggi invece potrebbero risultare noiose… Fortunatamente ci sono le parti dei combattimenti e l’azione a tenere alta l’attenzione anche degli spettatori più smaliziati.
IL DOPPIAGGIO
Judo Boy si segnala anche per il doppiaggio davvero eccellente. Il doppiatore di Sanshiro è Renzo Stacchi, la voce di Aran Banjo (il pilota di Daitarn III). Inutile dire che l’adattamento fatto da Stacchi su questo personaggio ne esalta le caratteristiche di eroe senza macchia e senza paura.
LA SIGLA
La sigla di Judo Boy è forse una delle più belle e ritmate del panorama dei cartoni animati di quel periodo (e c’è chi dice di tutti i tempi). Cantata da Mario Balducci (cantante anche della sigla italiana di Gundam se la memoria non mi inganna) è una delle cose che più di tutte è rimasta nel cuore di tutti i fans.
Non a caso quando parte la sigla alle fiere del fumetto, si raccolgono nuguli di fans che si accompagnano ai cori e la cantano con trasporto: indimenticabile.
httpv://www.youtube.com/watch?v=ugWHtwHAjjE