Vi sono programmi televisivi che oltre a segnare un periodo storico, sono state anche fonte di un certo movimento culturale. Uno di questi è senza dubbio la trasmissione “Supergulp i fumetti in tv” andata in onda la prima volta nel 1972 per poi ritornare dal 1977 al 1981 sulla seconda rete in prima serata.
Un programma ideato da Guido De Maria e Giancarlo Governi, in cui tavole di fumetti venivano riprese e trasmesse in successione, mantenendo le nuvole che venivano lette fuori campo dalla voce di un doppiatore.
Un idea grandiosa, anche perché aveva permesso di far uscire il fumetto da una ristretta cerchia di appassionati per divulgarlo a tutti tramite la tv. Titoli come “Alan Ford e il Gruppo TnT”, “ Marzolino Tarantola”, “ Sturmtruppen”, “Lupo Alberto”, “Mandrake”…. Iniziarono a diventare un po’ di conoscenza popolare e non per pochi intellettuali. Il fumetto era considerato un frivolo passatempo per bambini, non vi era la concezione di una forma artistico-culturale che potesse istruire la gente. L’Italia troppo assorta in una politica industrializzata e in continue lotte di classe, non aveva tempo per concetti che non fosse l’ economia di crescita tra le grandi d’Europa.
“Supergulp” dimostrò, grazie a importanti autori come Silver, Bonvi, Pagot, Bruno Bozzetto, Bonelli… che il fumetto era un mezzo sociale molto importante e forte, tanto da reggere il confronto con il programma che andava su Canale 1 di Mike Bongiorno.
L’idea terminò per stessa ammissione degli ideatori, i quali temevano che con l’arrivo di “Goldrake” e lo spostamento degli interessi dei più giovani verso un prodotto nuovo, portasse al declino “Supergulp”. Perché questo non accadesse , preferirono terminarlo.
Riportiamo il concetto di Governi, tratto dal libro “Ebbene si, maledetto Carter! Supergulp i fumetti in tv”, Salani Editori: «In caso di circolazione di due monete, la moneta cattiva caccia sempre quella buona. E noi, che sentivamo di essere la moneta buona, non potevamo subire l’onta di essere cacciati da Ufo Robot. Quindi, facemmo come Greta Garbo: ci ritirammo dal mercato prima di subire le ingiurie del tempo» .
Penso che sia stata un idea frettolosa e che si appoggiava su basi molto velleitarie, in quanto il programma era seguito da un folto pubblico adulto e più giovani di allora, se si ricordano ancora di questa trasmissione, vuol dire che era stata prodotta con molto scrupolo non limitandosi solo a far vedere qualche tavola fumettistica.
L’affermazione dei produttori mi sembra di quelle persone che sono sempre in lotta, rimasti un po’ alle lotte del 68, quelle in cui bisogna scendere in piazza, scuotere i cancelli delle fabbriche…. L’abbandono di questo programma, non è stata solo la fine di una trasmissione ma anche di un percorso culturale- sociale per far concepire che l’arte può essere espressa sotto tanti aspetti ma soprattutto che non esisteva solo la politica dell’industria.
Il giorno dell’ultima puntata, terminò non solo una trasmissione ma anche il sogno di tanti adolescenti…. E come diceva Patsy: “…l’ultimo chiuda la porta!”.