In questo nuovo albo di Aquaman, vi è una storia “Il Ritorno della Fossa” che è ambientata alcuni anni prima degli avvenimenti di Amnesty Bay. Ritroviamo il sovrano di Atlantide alle prese con le feroci creature della Fossa, con cui aveva avuto un cruento scontro tempo prima; mostri acquatici di discendenza Atlantidei, trasformati in questo stato, dopo essere rimasti imprigionati negli abissi.
Nella seconda storia, invece, vengono ripresi gli avvenimenti dopo lo scontro, del numero precedente con Black Manta e lo svenimento di Mera.
Le vicende vedono Mera trasportata immediatamente ad Atlantide, perché le sue condizioni sono gravi e al suo arrivo al centro medico, fa la comparsa Orm alias Ocean Master, fratello di Arthur. Soltanto l’intervento energico e deciso della Dottoressa Thnita, responsabile dell’Ospedale, ferma l’accenno di combattimento tra i due fratelli.
Intanto dalla sala si sente il pianto di un neonato…
Storie intense, dove non sempre è l’azione che primeggia ma alcune situazioni di vita che cambieranno per Aquaman.
Nei due racconti abbiamo, “Il Ritorno della Fossa”, l’Arthur come era stato realizzato all’inizio della sua creazione nel 1941, capelli corti, niente barba e tatuaggi e con indosso la sua muta di scaglie dorate, della consistenza simile a una pietra, come i ciottoli levigati. Mentre in “Amnesty, la figlia di Xebel”, ci troviamo di fronte al personaggio che ricalca l’attore Jason Momoa che per quanto sia bravo nell’interpretarlo, donandogli anche quel tocco di umorismo che troppo spesso manca nei supereroi DC, ha poco da spartire con il suo alter ego.
Esigenze di mercato per accattivarsi nuovi lettori, di sponsor che mettono i soldi e quindi decidono cosa fare e cosa no, per il tornaconto economico, inoltre il marketing induce ogni tot periodi, di cambiare il look per vendere meglio il prodotto. Tutto questo alla faccia dei vecchi lettori.