Ringrazio Caterina Franciosi Direttrice del “Salotto Letterario”, la quale ci ha inviato una interessante e “storica”, intervista con l’autore Marco Rubboli, che ci permette di inoltrarci in pagine di Romanzi epici con quel giusto tocco di fantastico.
L’edizione della fiera StraGulp 2024 di Torino ha ospitato, fra gli altri, anche lo scrittore Marco Rubboli. L’autore si dedica da decenni alle arti marziali storiche europee, come scherma medievale e rinascimentale, pugilato greco, pancrazio e gladiatura; è istruttore al massimo livello con numerosi titoli agonistici nazionali e ha fondato la più grande realtà europea del settore: la Sala d’Arme Achille Marozzo che vanta numerose sedi in Italia. Tra le sue pubblicazioni di narrativa figurano la saga di Per la Corona d’Acciaio per la casa editrice GDS e il racconto Gli ultimi eroi dell’arena per Accademia Nazionale di Scherma, nonché la serie dedicata ai Pretoriani Neri di cui l’autore ha parlato alla conferenza dell’evento. Le opere dedicate a questi personaggi compaiono su Italian Sword & Sorcery, sul sito di Per la Corona d’Acciaio (https://www.lacoronadacciaio.it/), dove è presente anche uno spin-off, La setta della foresta nera, e per la casa editrice Delos Digital. L’ultimo volume pubblicato è Seta macchiata di sangue, per la collana di narrativa orientale “La via della seta” a cura di Caterina Franciosi.
Ciao Marco, benvenuto e grazie per essere qui con noi oggi. I Pretoriani Neri sono personaggi molto diversi da quelli che i tuoi lettori hanno conosciuto nel mondo di Per la Corona d’Acciaio. Potresti presentarceli e raccontarci quali sono le loro origini?
A differenza di quanto accade in Per la Corona d’Acciaio, i Pretoriani Neri vivono in un mondo dove la magia è chiaramente presente (e parlo di magia oscura) e dove sono presenti anche animali fantastici che amo molto ma sono invece assenti nel Regno di Malia. Sono tornato, insomma, a un mondo totalmente fantasy, che però deriva da un caso di “sliding doors” che lo ha differenziato dal nostro. Qui i Romani hanno vinto la battaglia di Teutoburgo e l’Impero è arrivato a espandersi in Europa, Africa e Asia ben al di là dei confini da noi conosciuti. Col passare dei secoli tuttavia il potere centrale è andato scemando e l’Imperatore è diventato sotto certi aspetti simile a un Papa medievale: a parte l’Italia, che è considerata sacra, esercita un controllo più che altro morale ed economico sul resto dei territori, e contribuisce alla difesa dei confini esterni. Per il resto tutto il potere è delegato a sovrani vassalli. Ciò che però ha cambiato davvero ogni cosa è stata l’Insurrezione dei Figli delle Tenebre. In un’esplosione di magia nera a lungo accumulata e repressa, negromanti, streghe, vampiri e ogni sorta di esseri soprannaturali hanno infranto i cancelli dell’Ade per tentare la conquista dell’Impero e del mondo. Sono stati vinti, a caro prezzo, ma da allora percorrono le strade del nostro mondo in cerca di cibo, sangue, vendetta, e vittime sacrificali per i loro riti di potere. La nostra storia inizia in quella che per noi sarebbe la fine del XV secolo, cinquecento anni dopo l’Insurrezione, e segue le vicende di una squadra scelta di Pretoriani Neri: le coorti dell’Imperatore deputate a scovare ed eliminare i Figli delle Tenebre. I nostri eroi hanno scelto liberamente di consacrare la loro vita e la loro morte a questa lotta, perché tutti loro sono dei sopravvissuti che hanno nel passato ricordi dolorosi e persone care perdute per colpa del nemico. È questo che li ha spinti alla scelta estrema di unirsi all’Inquisizione Imperiale.
Due grandi fazioni, dunque: i Pretoriani Neri contro i Figli delle Tenebre, guerrieri contro esseri sovrumani. Potresti dirci qualcosa di più in merito?
Si tratta in realtà di temi e situazioni che stavano “covando” nella mia mente da un po’. Non tutti sanno che nell’Impero Romano la pena per chi faceva uso della magia era il rogo, proprio come nel Medioevo. Lo stesso scrittore Apuleio rischiò una condanna in seguito ad accuse che gli furono mosse dopo l’uscita di L’Asino d’oro, una famosa storia fantastica dove sono presenti incantesimi (che peraltro il povero Apuleio aveva copiato dal greco Luciano!). Ciò deriva da una concezione “solo nera” della magia che faceva parte della mentalità romana e che si può vedere anche nell’episodio “horror” della strega narrato da Lucano.
Nel mondo dei Pretoriani Neri tutto questo è realtà: le ombre della notte si possono davvero aprire in ogni momento per ghermire gli ignari cittadini in un abbraccio mortale. Quando i cancelli dell’Ade si spalancarono vomitando l’orda che da allora rende il mondo un luogo pericoloso, l’Imperatore fondò i Pretoriani Neri per eliminare la minaccia. Costoro issarono il vessillo con il Cerbero, simbolo della loro volontà di riportare all’Oltretomba tutti coloro che ne sono sfuggiti. Come il cane a tre teste della mitologia, essi danno la caccia alle anime dannate e le ricacciano nei loro sepolcri, impedendo che facciano del male ai vivi. L’Inquisizione Imperiale quindi aborre la magia e non ne fa alcun uso, in nessun caso: sono solo uomini, numerosi, addestrati ed allenati all’estremo, armati con il meglio che l’Impero possa fornire. Fra loro l’élite è formata dai Consacrati, che hanno giurato di non avere mai una famiglia né una vita privata, dedicandosi del tutto alla causa.
Dall’altra parte abbiamo i Figli delle Tenebre. Essi sono dotati di poteri sovrumani e si ritengono superiori: una specie predatrice che ha il diritto di nutrirsi della gente comune come di sacrificarla per ottenere maggiore potenza, usarla a mo’ di cavie per esperimenti magici e farne ciò che vuole, insomma, un po’ come gli esseri umani fanno con gli animali da cortile. Ritengono che ciò faccia parte della natura e sia assolutamente normale. In generale anche quelli che un tempo sono stati umani pensano di essere ascesi a uno stato talmente superiore da non doversi preoccupare di chi è rimasto indietro… a meno che non preferiscano mutare anche coloro che un tempo gli erano cari, per portarli a un nuovo livello di esistenza. Si considerano dominatori di diritto, oppressi da un gregge che doveva essere al loro servizio e invece in forza del numero, di sporchi trucchi e di un’assurda volontà ribelle continua a ergersi contro di loro.
Mi sembrava interessante contrapporre queste due forze inconciliabili. Lo scontro è senza quartiere, non c’è compromesso possibile come non può esserci fra un predatore che si vuole nutrire e una preda agguerrita che non intende arrendersi. Solo una delle due parti prevarrà e potrà sopravvivere.
Per la Corona d’Acciaio e in generale tutti i tuoi racconti sono caratterizzati da strategie belliche e combattimenti riportati a regola d’arte, soprattutto per quanto riguarda la scherma storica. Anche nei racconti dei Pretoriani Neri hai deciso di mantenere queste peculiarità?
Come i lettori avranno modo di vedere, i Pretoriani Neri usano il meglio di una tecnica e una tecnologia militare “fantaromana”: ovvero ho portato alle estreme conseguenze idee e invenzioni dell’antichità classica e del mondo bizantino, aggiungendo qualche scoperta ulteriore successiva. Inoltre i pragmatici Romani non hanno affatto disdegnato di aggiungere al loro arsenale le bestie fantastiche che sono apparse nel mondo a seguito dell’Insurrezione e che sono state trovate scevre dall’influsso della magia. La tattica e l’addestramento che i Pretoriani usano è frutto di millenni di pensiero militare classico non obliato a causa delle invasioni barbariche. Tutte le azioni individuali e di squadra sono studiate per essere realistiche, sebbene in un contesto che realistico non è. La differenza è che in Per la Corona d’Acciaio abbiamo uomini addestrati alla scherma e alla guerra che si combattono fra loro, per cui ha senso che eseguano con la spada tecniche sofisticate. In questo mondo invece le spade dei Pretoriani Neri vengono messe in campo contro artigli, zanne, tentacoli e orrori di ogni tipo, quindi usano le armi in modo un po’ meno fine e più brutale. Non ci si saluta a vicenda e non ci si mette elegantemente in guardia contro un vampiro o un lupo mannaro: il Tribuno Lucrezio, il mio protagonista lo carica a piena forza. Non è il tipo di scherma che preferisco… ma è quello che viene bene a lui!
In questo mondo dunque per i Pretoriani Neri non c’è spazio per altro oltre che per la caccia ai Figli delle Tenebre?
I Pretoriani Neri si fanno carico di una guerra costante in gran parte segreta per permettere ai cittadini dell’Impero di condurre una vita normale, libera dal terrore che altrimenti li attanaglierebbe. Per quanto riguarda i Pretoriani Neri invece non ci dovrebbe essere altro che la preparazione alla lotta e la lotta stessa. In particolare l’élite dei Consacrati non può avere una famiglia né relazioni sentimentali stabili che li distraggano dai loro doveri. Nella squadra di punta che seguiamo tuttavia c’è un’eccezione, perché il Tribuno Lucrezio e l’ex gladiatrice Maevis sono amanti. Il resto della squadra lo sa, e anche molti altri nella Coorte di cui fanno parte, ma tutti fanno finta di niente a causa dei loro successi. Essi stessi hanno spesso il dubbio che il loro amore clandestino possa interferire in qualche missione e provocare un disastro, ma non sono disposti a rinunciarvi. La situazione è ancora più delicata dato il ruolo che ricoprono: infatti Lucrezio è l’ufficiale che guida la squadra mentre Maevis, un tempo una gloriosa atleta delle arene, è una provocatrix, una categoria il cui nome è stato preso da una tipologia di gladiatrice realmente esistita. Nei Pretoriani Neri indica invece un ruolo particolarmente pericoloso spesso assunto dai membri femminili dell’armata: fingersi una vittima inerme per attirare in trappola i Figli delle Tenebre. Si può immaginare come Lucrezio possa vivere questo continuo porsi del suo amore come esca per attirare su di sé gli orrori che infestano i più tenebrosi recessi dell’Impero. Entrambi sanno che ciò che li unisce non durerà, perché la vita di uno di loro, o di tutti e due, può finire violentemente in ogni momento.
Seta macchiata di sangue è dunque l’ultimo episodio dedicato ai Pretoriani Neri. Potresti dirci qualcosa di più in merito?
Il racconto fa parte della serie dedicata ai Pretoriani ma, proprio come gli altri, può essere tranquillamente letto come una storia a se stante, autoconclusiva. Potete trovare altre vicende dei Pretoriani Neri in Ombre sulla Dacia, Delos Digital collana Heroic Fantasy Italia, su Hyperborea.live o sul mio sito. Questa volta, come potete immaginare dal titolo e dal tipo di collana in cui è stato inserito, i miei protagonisti vengono inviati in Oriente, in Giappone, dove dovranno investigare sulla sparizione dell’ambasciatore dell’Impero Romano presso il Mikado e vedersela con draghi, ninja, yokai e lottatori di sumo. Il combattimento, con il costante confronto fra arti marziali orientali e occidentali, l’intrigo e il fantastico si dividono equamente lo spazio e il tempo della vicenda.
Mi è piaciuto immaginare la collaborazione e i corto-circuiti fra la cultura giapponese, in un mondo in cui tutti i miti nipponici sono reali e vivono a latere della società umana, e quella occidentale nella sua variante romana. I personaggi appartenenti all’una o all’altra civiltà non cessano di stupirsi delle specificità dell’altra parte, e provano al contempo spiazzamento e rispetto. L’unico a conoscere un po’ la cultura giapponese, avendo già visitato in passato quelle terre, è il protagonista e voce narrante: il Tribuno Lucrezio, che laggiù aveva avuto anche una breve storia d’amore, pensiero che fa irritare non poco l’ex gladiatrice irlandese Maevis. In tutto ciò, i nostri eroi dovranno condurre un’indagine sul filo di lana dello scontro diplomatico fra i due Imperi, a seguito della sparizione dell’ambasciatore Romano a Edo, l’odierna Tokyo. Il racconto si dipana fra investigazione, combattimenti e incantesimi, con un’oscura macchinazione che avvolge i Pretoriani Neri e i loro alleati samurai in una trama letale.
Il Salotto Letterario: https://ilsalottoletterario115876967.wordpress.com/
La via della seta: https://delos.digital/collection/182/la-via-della-seta