Dire manifesto ci fa pensare immediatamente alla cartellonistica pubblicitaria di cui le nostre città sono ricche. Pur vivendo ormi in una società altamente connessa, l’aspetto dei manifesti continua ad essere un medium di grande impatto culturale e sociale.
“L’ Arte del manifesto Giapponese” di Gian Carlo Calza, pubblicato dall’Editore Skira, si viene immersi nel mondo dell’arte con uno stile pop, in cui sono presentate alcune opere di 38 graphic designer che hanno dato il loro contributo tramite l’estro e l’inventiva.
Una precisazione fondamentale che l’autore porge immeditatamente al lettore, è che in Giappone il confine tra il designer grafico e la pubblicità sono inesistenti, in quanto questa forma artistica, nel Paese del Sol levante si esprime da diversi secoli, ad esempio venivano pubblicizzati già gli attori del Teatro Kabuki nel periodo Tokugawa,
Le immagini che vengono rappresentate, trasmettono una visione innovativa della realtà, occupandosi di tutto, quindi si pubblicizza i prodotti, gli eventi, i personaggi, con stili e forme che negli anni cambiano da grafiche più sinuose ad altre stilizzate, con un accenno vintage ad altre che dalla connotazione reale. Tutte comunque con la funzione di accattivare l’attenzione del pubblico che ne rimane ammagliato dai colori, dalla magia delle immagini che sembrano voler prendere vita.
L’opera in questione è una piacevole carrellata di circa 70 anni della storia del manifesto in Giappone, dandoci una visione della società in una veste diversa, proiettata verso il futuro in cui l’estetica contribuisce nel risaltare le capacità artistiche dei graphic designer, paragonabili a pittori o scultori.
Un libro da leggere o meglio da contemplare con gli occhi, una rassegna di immagini, colori e forme che stupiranno, con tocchi emotivi che non hanno niente da invidiare ad una mostra di quadri.
Un’ emblema di arte, sempre in continua trasformazione che ha saputo rinnovarsi con i cambiamenti dei tempi mantenendo un qualcosa di magico.